giovedì 4 marzo 2010

A proposito di Pietrapazza

L'ULTIMO GRIDO NELLA VALLE
( da un ricordo di Adelina Milanesi)
L'Adele si aggirava nervosamente per la casa che mai le era apparsa tanto grande, affacciandosi sovente alle finestre o soffermandosi sull'uscio durante il governo degli animali a guardare verso Pietrapazza. Da Ca'di Pasquino già in ombra riusciva a vedere lassù sotto l'alpe, alla radice del Carpano dove valle e fiume insieme nascono e si conformano emergere dalle ombre di un tramonto calmo che tagliava obliquamente il paesaggio, solo la cima tozza del campanile di S.Eufemia, ancora solatio come il ceppo di case di Ca' dei Conti.
Suo fratello non aveva mai tardato tanto, soprattutto da quando all'intorno se ne erano andati tutti. Bagno era lontano ma Maurizio aveva buona gamba e forse poteva essere già a Ridolmo o addirittura alla Casaccia: non avrebbe tardato tanto allora...
Ma era notte quasi ed inoltre lungo la strada non avrebbe trovato più il conforto di case un tempo fervide-a quest'ora-nell'apprestarsi alla cena.Come avrebbe fatto poi nel buio a superare le insidie della strada irta di sassi e del galestro che tradisce il piede...? 

Guardò con una fitta al cuore le vicine sagome di Ca'dei Maestri e Ca'di Giorgio che si profilavano salde, più nere della notte che risaliva veloce dal quieto scorrere del Bidente: non le abitava più nessuno,come nessuno abitava più Abetaccia, Rignone, S,Giavolo, Ca'dei Conti, Ca'di Michelone...Tutti se ne erano andati. Fino a qualche anno prima - un tempo che le sembrava incommensurabile su quel tratto del Bidente Piccolo e su quei poggi che vi dirupavano, nelle molte case della giusta proporzione toscana che si confondevano con la pietra e ne avevano la struttura,abitavano anime più numerose dei sassi della <<Mulattiera del Bidente>> stretta e guizzante come una biscia. Ma tutte quelle anime che formavano il solidale Popolo di Pietrapazza, famiglie e genti che avevano abitato, lavorato, plasmato, costruito la valle nella fatica paziente degli anni, se ne erano andate quasi all'improvviso. Non si ricordava chi fosse stato il primo...Se ne era andata la gente dei Rossi, mite ed ospitale. Se ne erano andati i Beoni, infaticabili ed arguti;i Mariannini belli e ingegnosi. Perfino i Milanesi -  stirpe da sempre fornitrice di fini artigiani della pietra, di abili costruttori, di preti e di mugnai - avevano lasciato molte case, attestandosi qualcuno svogliatamente a Strabatenza.
Anche il prete, da ultimo,era stato chiamato ad altra parrocchia popolosa e ricca: e così un giorno scese la valle chiudendo per sempre la Chiesa di S.Eufemia nuova fiammante. Non c'era proprio più nessuno: Pietrapazza sembrava abbandonata da Dio e da gli uomini.Maurizio ancora non si vedeva.All'improvviso due anni di solitudine le sembrarono insopportabili: l'ansia saliva con il silenzio che avvolgeva la sera.Cosa fare...? Cosa pensare del fratello che tardava...? <<Prima>> le sarebbe bastata una voce per fare accorrere gente...
Era buio e freddo in quella sera d'autunno incipiente che già sull'alpe faceva cadere la foglia e la guazza.Si mise lo scialle.Accese la lampada ed apri gli scuri.Il desinare era pronto da tempo.Inquieta, cercò di fare qualcosa per non pensare con sgomento al prossimo inverno, alla valle nevicata, alla rotta da aprire nelle bufate alte,alla casa soffocata dalla neve e dalla solitudine...
Cercò di scacciare questi pensieri riandando ai ricordi.Rivide quando la Confraternita sfilava in processione, per la Festa,ed alla Messa grossa celebravano tutti i parroci del circondario e predicavano i frati bianchi e barbuti di Camaldoli,in una chiesa soffocante per la gente e l'incenso.Rivide i balli a Ca'dei Conti, riascoltò il chiacchericcio delle donne che sovrastava la fisarmonica e gli urli dei giocatori di morra accaldati dalla foga e dal vino.Alla Festa venivano dal Poggio,da Casanova,da Ridracoli e financo dalla Seghettina e Badia.C'era sempre il carretto dell'Occhion di S.Sofia carico di lupini, carrube, caramelle d'orzo gialle e rosse.Immancabile era pure Saina:superata la diffidenza verso lo schioppo che sembrava un rondello,i giovani si accanivano a lungo attorno al suo tiro a segno.Una volta addirittura vennero su un barroccio strani tipi che facevano ballare un orso legato alla catena:lo raccontava suo padre nelle lunghe veglie...Sorrise un attimo.La distrasse il silenzio profondo.Rimpianse allora le notti che non si dormiva per il cigolare monotono delle pale del sottostante mulino, per il trafficare continuo delle civeje cariche di sacchi,per il vociare...Già...il molino:da quanto tempo non macinava più?La pena si addensava.Si ritrovò tra le mani degli scarponi:molte brocche erano consunte e il cuoio indurito.Dov'era << Naso>> il querulo ciabattino che col suo deschetto risaliva due volte l'anno,podere per podere,la valle atteso e gradito per riaggiustare tra chiacchere e novità le scarpe di tutta la famiglia? Stava passando del grasso sulle cuciture quando,improvviso, dalla notte giunse un grido alto e modulato:un richiamo familiare, ripetuto a lungo per le fonde dagli echi della valle ridestati.Tutti i pensieri e l'ansia accumulata svanirono.Ravvivò il fuoco e cavò dalla madia un pane grosso.
Due mesi dopo Adele e Maurizio sotto il piccolo cielo fumigante di nubi, fermatisi un attimo al Cimitero, imboccarono la mulattiera lucida verso Bagno.Se ne andarono anche loro,ultimi.Nessuno se ne accorse.

Ho voluto pubblicare questo ricordo di Adelina Milanesi perché è molto bello e struggente. Spero di fare un piacere agli estimatori della Valle di Pietrapazza e nello stesso tempo dare uno stimolo a chi non c’è mai stato.Voglio chiudere con due righe di Sandro Bassi tratte dal libro “Sui sentieri dell’Emilia e della Romagna”
<<Sì, Pietrapazza è un gran bel posto anche se,tutto sommato,al visitatore occasionale non dice un gran che.Problema vecchio, questo, che poi tanto problema non è visto che a Pietrapazza gliene importa poco di piacere a chicchessia.Mica è stata fatta per dilettare i turisti.>>
Il racconto-ricordo è stato tratto dal libro”IL POPOLO DI PIETRAPAZZA” della Cooperativa Culturale <<RE MEDELLO>> di Bagno di Romagna. L’articolo è di Giuliano Marcuccini.

4 commenti:

Silvia ha detto...

Dove si può trovare questo libro?

Silvia ha detto...

Bellissimo racconto, mi fa venire in mente la poesia che ho letto su un manifesto nella casa di Trappisa di Sotto, qualcuno la conosce e sa dirmi l'autore o il titolo?
Grazie!

roberto ha detto...

x Silvia.Uno dei pochi negozi che l'aveva rimasto è la cartolibreria di Santa Sofia di cui non ricordo il nome. Comunque rimane dopo il ponte all'incrocio fra la strada che sale al Carnaio e quella che continua per Corniolo.

Silvia ha detto...

Grazie Roberto!

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