27 novembre 2011
Rio Salso era una delle frazioni meno popolose del comune di Bagno di Romagna. Il suo territorio confinante con Paganico, Rio Petroso, Strabatenza e Pietrapazza, ha visto, dopo il secondo dopoguerra, un progressivo assottigliarsi della popolazione e Rio Salso già nei primi anni del 1960 non contava più nessun abitante. Anche se il rinvenimento (intorno al 1950) di una accetta in pietra verde di forma subtriangolare, risalente al periodo eneolitico, testimonia la presenza umana in queste terre fin da epoca preistorica, il primo documento ufficiale, che in un certo senso segna l’inizio della storia di Rio Salso, è un atto notarile datato 7 novembre 1193. La valle dove scorre il fosso Rio Salso è piccola , ma ci sono tante case che, purtroppo, essendo abbandonate da diversi anni, assomigliano più a cumuli di macerie che a edifici. Per fortuna esistono libri come “Il Popolo di Rio Salso”, che tengono vivi i ricordi della vita e degli abitanti di questi luoghi un po’ sperduti. Per fare questa escursione, prima ho preparato la traccia, poi l’ho caricata sul GPS, perché è quasi tutta fuori dai sentieri segnalati e poi, come pensavo, sono anche ricoperti da vegetazione, come il tratto che va da Pian di Noce al mulino di Rio Salso e quindi, senza GPS, non sarebbero di facile individuazione. Per arrivare al piazzale di Monte Piano; da San Piero in Bagno si percorre Via Garibaldi e Via Verdi, poi fuori dal paese si continua sulla strada principale sempre in salita, fino al crinale, dove un paio di sbarre chiudono le possibili vie ai mezzi motorizzati. Le notizie le ho tratte dal libro “Il Popolo di Rio Salso” a cura di C.Bignami e A.Boattini, con i testi di M.Bartolini, C.Bignami e A.Boattini, edizione “AD LIMINA V”.
Per altre foto cliccare qui.
Toponimo
|
Posizione
|
Quota
|
Tempo
|
Km.
|
Piazzale Monte Piano | N43 51 13 E11 55 51 |
980
|
0.00
|
0.00
|
Deviazione a dx | N43 51 09 E11 55 47 |
981
|
0.05
|
0.16
|
Valcitura | N43 51 05 E11 55 20 |
779
|
0.35
|
2.20
|
Tassinara | N43 51 18 E11 55 11 |
753
|
0.45
|
2.80
|
Pian di Noce di sotto | N43 51 22 E11 54 56 |
730
|
1.00
|
3.20
|
Pian di Noce di sopra | N43 51 27 E11 54 50 |
728
|
1.05
|
3.50
|
Molino di Rio Salso | N43 51 26 E11 54 30 |
647
|
1.30
|
4.20
|
A dx sopra la rete | N43 51 31 E11 54 10 |
733
|
2.05
|
5.10
|
Dev. a dx dal crinale | N43 51 42 E11 53 59 |
732
|
2.15
|
5.60
|
Guado fosso Rio Salso | N43 51 46 E11 54 10 |
588
|
2.35
|
6.30
|
A dx su CAI 213/A | N43 51 55 E11 54 10 |
676
|
2.45
|
6.70
|
Palazzo Giannelli | N43 51 52 E11 54 19 |
714
|
2.55
|
7.00
|
Cimitero | N43 52 08 E11 54 14 |
700
|
3.05
|
7.80
|
Chiesa Rio Salso | N43 51 56 E11 54 20 |
745
|
3.15
|
8.40
|
Capannello |
N43 51 54 E11 54 20
|
731
|
3.20
|
8.50
|
Valdacero | N43 51 39 E11 54 36 |
729
|
3.45
|
9.50
|
Dietro front e a dx mulatt. | N43 51 42 E11 54 34 |
752
|
3.50
|
9.60
|
Frassineta | N43 51 43 E11 55 09 |
879
|
4.20
|
10.7
|
Sabbioni | N43 51 34 E11 55 22 |
852
|
4.30
|
11.3
|
Auto | N43 51 13 E11 55 50 |
980
|
5.00
|
13,0
|
Tempo ore 5.00 + le soste |
Dislivello m. 750 circa in salita e discesa |
Lunghezza Km. 13.000 |
Ci si incammina a sinistra sul sentiero CAI 201 e GAVB(Grande Anello Val di Bagno) e in pochi minuti, dopo aver superato la sbarra di metallo,si giunge al bivio dove bisogna scendere a destra su strada ruspata chiamata “strada Giannelli”, lasciando così il sentiero segnato.
La strada, scende con ampi tornanti. In circa mezz’ora si arriva alla Valcitura.
Nel 1545, Giannone d’Antonio da S.Paulo possiede terra aratia roncata, e boscata nelle pertinenze di Risalso luogo detto Valcitura. La casa è abbandonata dalla famiglia Portolani tra il 1950 e il 1960. Nei primi anni del 1970 la casa è ceduta dalla famiglia Giannelli al Demanio Forestale. Sul camino c’è una targa con scritto FF GG AD 1903(Fece Fare Giovanni Giannelli Anno Domini 1903). |
Nel 1545 Andrea di Pellegrino possiede 5 some(misure del terreno) alla borra di Tassinaio, some 5 a Tassinaio. Nel 1902 diventa proprietà di Giovanni Giannelli. Tra il 1950/1960 vi abita Nello Mazzoli che abbandonerà definitivamente il podere trasferendosi ai Sabbioni. Nei primi anni del 1970 è ceduta dalla famiglia Giannelli al Demanio Forestale. |
E’ stata abbandonata tra il 1963/64 da Nello Beaulardi. Anche questa è stata ceduta al Demanio Forestale dalla famiglia Giannelli. |
Censito almeno dal XVI secolo era il mulino di proprietà della comunità di Corzano ed era l’unico esistente a Rio Salso. Nel 1829 era di proprietà di Bernardo Aquilanti Spighi ed il mugnaio era Giovan Piero Bartolini. Il mulino ha macinato fin verso i primi anni del 1950 e intorno al 1970 i Giannelli l’hanno venduto al Corpo Forestale dello Stato. Al pari degli altri opifici ad acqua della zona, anche questo era dotato di pale di quercia a forma di cucchiaio montate su di una ruota orizzontale, ospitata nella cosiddetta galleria del ritrecine; una sorta di antro, parte scavato nella roccia, parte in muratura, ricavato nelle fondamenta dell’edificio. Le pale e la ruota, attraverso gli incastri del ritrecine, pure di quercia, erano unite ad un albero di trasmissione verticale, il palo di ferro, che ingranava il palmento ospitato nel soprastante locale delle macine. Il mulino di Rio Salso, come tutti gli altri, macinava, alla Lionese: la macina superiore, girevole, riceveva movimento direttamente dalle pale e ruotava su quella inferiore, ferma e forata al centro per permettere il passaggio dell’albero del ritrecine. L’attrito fra le superfici delle due macine, opportunamente scanalate, permetteva la frantumazione dei cereali in farina. Annessi al palmento erano la tramoggia, recipiente troncoconico dove si caricavano il frumento o la biada da macinare ed il matraccio, un cassone in cui si raccoglieva la farina appena uscita dalle macine, ancora calda. Le macine in dotazione al mulino erano di produzione locale e, tenuto conto della poca attività del palmento, si calcolava potessero durare per 40 anni prima che si rendesse necessario il loro rinnovo. Soltanto in tempi più recenti (inizio Novecento) si cominciò a ricorrere a macine anconitane, in realtà provenienti dal pesarese, di migliore qualità.
|
Diverse famiglie hanno caratterizzato la storia di questi luoghi, ma coloro che più di ogni altro sono riusciti a far uscire dall’ anonimato Rio Salso, sono i Giannelli, la famiglia che attraverso il lavoro, l’abilità e l’intraprendenza dei suoi componenti, ha lasciato un segno indelebile nella vita e nella memoria di questo piccolo borgo di montagna. I Giannelli costruirono il loro palazzo nel 1892 e qui restarono fino al 1943. Successivamente divenne l’abitazione dei coloni. Nel 1950 è abitato dalle famiglie Gentili e Milanesi che saranno gli ultimi inquilini. I Giannelli vendettero il palazzo nel 1944 alla famiglia Ferretti di Reggio Emilia, che poi lo cedette alla famiglia Padovera, successivamente divenne proprietà della Regione Emilia-Romagna.
|
Il casetto con il forno. La porta della facciata principale del Palazzo.La porta del retro. Dal palazzo si prosegue sulla strada che viene da Monte Piano e quando si arriva all’altezza della Chiesa si volta a sinistra sullo stradello che porta al vecchio cimitero di Rio Salso. Dal cimitero si ritorna alla strada, la si attraversa e si scende ai resti della Chiesa di Rio Salso.Cornice di una nicchia all’interno della chiesa.
Questa è la foto, scattata nel 2000, di un sarcofago che si trovava all’interno della chiesa. Dal sagrato della chiesa ci sono due possibilità per continuare l’escursione; la prima è quella di prendere la vecchia mulattiera sulla sinistra in leggera discesa, che conduce alla casa di Valdacero. La seconda è quella di ritornare al palazzo passando di fianco ai resti di Ca’ Capannello che si trova a pochi metri dalla Chiesa, poi scesi al palazzo si va a sinistra,( segno CAI), su un sentiero che, dopo aver attraversato un prato e una zona umida, in leggera salita si ricongiunge con la mulattiera predetta.Il Capannello.
Era il podere della Chiesa. La casa è stata abbandonata nel 1959 da Adamo Beaulardi. Su uno spigolo c’è una consumata pietra cantonale su cui era inciso Km. 7,272 che sarebbe la distanza di questa casa da San Piero in Bagno, lungo la vecchia mulattiera ormai quasi tutta ruspata.
|
Almeno dal 1696 fino al 1704 vi abita Santi Mosconi da Val del Acero. Nel 1696 Pasquino di Santi da Val del Acero sposa Donna Lucia di Romoaldo da Pian della Noce.Nel 1898 diventa proprietà di Giovanni Giannelli e viene abbandonata da Cesare Masini nel 1954. Successivamente anche questa passa al Demanio Forestale. |
Da Valdacero si torna leggermente indietro e al colmo di una salitina si volta a destra, iniziando così a salire sulla mulattiera che, senza segnavia, ma con traccia leggibile, dopo aver doppiato un promontorio arriva sui prati di Frassineto o Frassineta, che rimane ai bordi della strada carrozzabile che scende a Rio Salso.
Nel 1704 Francesco di Raffaello di Diamante lavorante a Frassineto, si unisce in matrimonio con Donna Maddalena di Santi da Virgilio da Val d’Acero. Nel 1868 proprietario è Orazio Spighi che successivamente cede il podere alla famiglia Bartolini. Nel 1946 Giovanni Bartolini lavora il podere di sua proprietà insieme alla famiglia composta da 8 persone. Nei primi anni sessanta, parroco Don Romano Serafini, una stanza dell’abitazione venne adibita ad oratorio per le ultime famiglie di Rio Salso, trasformando un camino in altare. Egidio Bartolini abitò a Frassineto fino al 1963.
|
Nel 1696 Luca di Francesco dai Sabbioni sposa Donna Alessandra figlia di Santi Mosconi di Val d’Acero. Nel 1897 il proprietario è Giovanni Giannelli e nel 1999 viene venduta alla famiglia Bellini di San Piero.E’ stata abbandonata nel 1970 da Nello Mazzoli.
|
Si risalgono i prati a monte della casa ed in breve, dopo aver superato un cancello, si giunge alla strada che è da seguire a destra per arrivare al piazzale di Monte Piano.
1 commento:
Non viene nominato il nome oppure il rudere di una altra casa detta villa, che si trova tra frasineto e il palazzo giannelli, la ricordo bene , ci abitavano due famiglie erano miei zii, gregori Angiolo e Mario, io avevo circa 4 anni e sono stato un periodo di tempo con loro , ricordo tutto come fosse ieri,
Posta un commento